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FLATLANDIA, LA VITA TRA IMMAGINAZIONE E SCIENZA

In una mappa stellare, le costellazioni sono fisse e piatte, e non c’è alcuna possibilità di capire quali stelle sono più vicine a noi rispetto alle altre. 
Se anche la vita si disegnasse così, sembrerebbe sempre piatta, e tracciata nella congiunzione di due punti (l’inizio e la fine) o in una figura geometrica senza profondità.
Ma l’uomo è davvero solo ciò che appare? La risposta alla domanda è che non è sufficiente fermarsi alle apparenze. E poi, che ogni personalità non dipende solo dalla sua “configurazione”, ma da energia e passione nel credere che la vita dipende da “volontà, applicazione, esercizio, incoraggiamento, lode o punizione”, e da qualsiasi altra cosa che non sia solo la propria configurazione personale.
Aprirsi a nuovi orizzonti, arricchirsi non di cose ma di immaginazione e incontri con nuove persone, è il messaggio di Flatlandia. È infatti liberamente ispirata al racconto fantastico di Edwin Abbott l’opera multimediale coprodotta dal Conservatorio “Venezze” di Rovigo e dal Teatro Sociale, come Operagiovani nella Stagione 2021-22 del teatro rodigino, e terzo appuntamento nel cartellone del Venezze Musica Festival che nell’ambito del Maggio Rodigino, promosso dalla Fondazione per lo sviluppo del Polesine, è il primo Festival tra i 10 eventi in programma fino al prossimo 29 maggio.
Insieme al Maestro Stefano Celeghin, che ha curato la concertazione e la direzione di Flatlandia, e a Claudio Ronda in regia, il direttore del Conservatorio Venezze, Vincenzo Soravia, ideatore e curatore di testi e sceneggiatura, spiega che la scelta di far convivere nell’opera stili musicali di compositori del passato e di studenti del “Venezze”, e poi sonorità riprodotte e suoni eseguiti dal vivo, videografica, coreografie di danza e performance di attori e cantanti sullo stesso palco e nelle immagini proiettate, vuole mostrare che l’arte non si limita al perimetro di ogni sua forma. Ma può “destare lo sguardo e aprire i nostri sentimenti verso il mondo in cui viviamo, sogniamo e amiamo”.
Così, tra scienza, arte e immaginazione, con Flatlandia ci possiamo riconoscere l’un l’altro e possiamo raggiungere una nuova dimensione. Quando? Può essere una questione di tempo, oppure un’intuizione così veloce da annullare ogni ostacolo al momento d’incontrare la novità.
La musica ne è un esempio perfetto e Flatlandia, con il suo messaggio, ha ricevuto sabato al debutto cinque minuti di applausi dal pubblico da quasi tutto esaurito al Teatro Sociale. La musica, infatti, si colora con parole, suoni e corpi in movimento che diventano immagini ed emozioni, piccole e grandi; perché la musica non solo si vede nelle partiture, si ascolta con le orecchie, e si sente con l’anima e il cuore. E riesce anche a contenere passato e futuro. Succede quando le sensazioni provate al primo ascolto di un brano, ritornano a ogni ascolto successivo. E fanno sembrare tutto un unico presente. Ricordandoci che non ci muoviamo solo tra passato e futuro ma anche nella musica del cosmo.



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